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XII - XVIII SECOLO

Situata nell’attuale Piazza Giovanni XXIII, tra il municipio e l’arcipretura, la Cattedrale fu consacrata nel 1183, per poi subire numerose modifiche, ed assumere solo nel 1776-1780, in seguito ad un restauro che annientò gran parte del patrimonio artistico e pittorico all’interno della chiesa, la sua forma attuale. Dell’impianto medievale rimane solo l’abside semicircolare, mentre la facciata presenta un portico duecentesco a tre arcate, una centrale a tutto sesto e due laterali a sesto acuto, che poggiano su due pilastri con semicolonnine addossate, adagiati su leoni stilofori. La parte superiore della facciata fu interamente rimaneggiata nel XVIII secolo, realizzando un corpo centrale delimitato da due lesene con al centro un rosone privo di raggera, coronandola con un frontone semilunato. L’interno è stato completamente rivisto nel XVIII secolo ed è formato da tre navate con dieci cappelle laterali (costruite nel 1589), nelle quali sono conservati una tela raffigurante il Battesimo di Cristo, una tavola lignea con l’immagine della Madonna di Mezzagosto, una scultura lignea del Cristo morto e le reliquie di San Tommaso d’Aquino. Nel Cappellone si può ammirare un crocifisso ligneo a grandezza naturale di gusto barocco. Sempre nel Cappellone si trova un coro in legno di Fortunato Baccari, autore, inoltre, del pulpito, mentre il coro dell’abside è del tedesco Vuth. Nella navata centrale sono raffigurati cinque episodi del Vecchio Testamento e dell’Assunzione della Vergine. Ad eccezione della tavola della Madonna d’Agosto, delle pitture più antiche è rimasto solo un esiguo frammento del XV secolo nell’ingresso centrale e un volto muliebre nella Cappella del Presepe, unica testimonianza degli affreschi della metà del XVI secolo. Nel 1629, quando vi venne posizionato il quadro della Madonna d’Agosto, che deperiva a causa dell’umidità nella sua collocazione originaria, la Cappella del Presepe era già stata modificata per tre volte. Le opere delle cappelle cinquecentesche sono, invece, scomparse da secoli, ma danni irreparabili sono stati fatti in epoche recenti al patrimonio lasciato dal XVIII secolo ed a quanto rimaneva dei periodi precedenti.

SCHEDE RASTAURI
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Cattedrale di Santa Maria Annunziata: Galleria

VOLTA DELLA NAVATA CENTRALE

Roberto Bompiani e Costantino Ragghiandi, 1851

I - Assunzione

II - Tre persone celesti annunciano la nascita di Isacco ad Abramo

III - L’Eterno ordina ad Abramo di allontanare da sé Hagar

IV - Il sacrificio di Isacco

V - Il sogno di Giacobbe

VI - Il roveto ardente

Col restauro del 1776 – 1780 le volte e le pareti della Cattedrale non vennero decorate per mancanza di fondi. Solo nel 1851 furono commissionati al noto artista romano Roberto Bompiani, che fornì disegni ispirati al modello raffaellesco della Stanza di Eliodoro in Vaticano, i soggetti dei sei riquadri della grande volta. L’esecuzione dei sei monocromi, poi, è avvenuta per mano del pittore Costantino Ragghiandi nel 1851.

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CUPOLA DEL CAPPELLONE

Roberto Bompiani e Costantino Ragghiandi, XIX secolo

I - San Giovanni Evangelista

II - San Luca

III - San Marco

IV - S. Matteo

Il Cappellone fu restaurato con il resto della Cattedrale nel 1776 – 1780, e rimase, forse, come il resto della chiesa, privo di decorazioni pittoriche per decenni. I quattro medaglioni dipinti dei peducci della cupola mostrano in ogni caso una buona fattura ottocentesca, mentre i disegni per la decorazione della navata centrale furono affidati a Roberto Bompiani, e la Confraternita del Sacramento, responsabile del Cappellone, si rivolse agli stessi artisti per quanto riguarda quest’ultimo. Infatti, i quattro Evangelisti del Cappellone, sono fedeli copie degli stessi santi dipinti dal Pinturicchio nel 1509 nella volta della Cappella Maggiore di Santa Maria del Popolo a Roma. A Priverno, invece, il pittore ha preferito esprimersi usando un linguaggio moderno, e sembra essere la stessa mano che ha realizzato i sei monocromi della volta.

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MADONNA D'AGOSTO

Anonimo, XIV secolo (?)

Il dipinto ritrae la Madonna d’Agosto, emblema della scomparsa Confraternita del Sacramento e di S. Maria Assunta. Esistono due leggende riguardo l’origine di questa tavola. La più antica narra di come i privernesi dopo la distruzione della città romana di Mezzagosto (IX secolo) recuperarono dalle rovine il dipinto, rimasto miracolosamente illeso durante la devastazione della città, per poi collocarlo nella chiesa della nuova città collinare.
La seconda leggenda, invece, si diffuse alla fine del XVII secolo e vuole che il dipinto sia stato prodigiosamente trovato nel 1143, sotto il pontificato di Innocenzo II, da un contadino mentre arava il suo campo nel sito di Mezzagosto, proprio dove oggi si trova la chiesetta costruita nel 1819 per commemorare l’avvenimento. La tradizione vuole, inoltre, che i buoi che trainavano l’altare, si misero in ginocchio e con un lungo muggito annunziarono il lieto evento. L’immagine venne portata a Priverno sopra un carro trionfale, tra l’entusiasmo e l’acclamazione della folla. I due buoi, giunti di fronte alla scalinata della Cattedrale, dopo che la tavola fu collocata all’interno della chiesa, caddero esanimi a terra per poi essere sepolti nel ripiano della scalinata stessa, come a testimoniare la loro devozione verso la Vergine. Le due leggende convengono sull’antichità della tavola, circondata da profonda venerazione e devozione, nonché oggetto di manifestazioni di carattere religioso, popolare e artistico, come le processioni, l’esposizione dell’icona, l’abbellimento della cappella e la particolare cura riservata al quadro.
A tal proposito, venne appositamente costruita una macchina per portarlo in processione e realizzate delle “vesti” fin dall’inizio del XVII secolo. Si trattava di un tessuto, a volte molto prezioso, che ricopriva l’immagine e veniva rimosso solo durante le esposizioni. Nel 1653 venne sostituito da una veste in lamina d’argento, che lasciava scoperti solo i volti della Madonna e del Bambino, tolta nel restauro del 1917.
La grande devozione che circonda l’immagine ha suscitato una serie di riproduzioni su stampe, medaglie, affreschi, cartoline o su altri supporti, di cui, purtroppo, non rimane molto.

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VIA CRUCIS

Giuseppe Camponeschi, 1763-1764

I – Gesù condannato a morte

II – Gesù riceve la croce sopra le spalle

III – Gesù cade sotto la croce la prima volta

IV – Gesù incontra la sua SSma Madre

V – Gesù aiutato dal Cireneo a portare la croce

VI – Gesù asciugato dalla Veronica

VII – Gesù cade sotto la croce la seconda volta

VIII – Gesù consola le donne di Gerusalemme

IX – Gesù cade sotto la croce la terza volta

X – Gesù è denudato e amareggiato con fiele

XI – Gesù inchiodato in croce

XII – Gesù innalzato e morto in croce

XIII – Gesù deposto dalla croce

XIV – Gesù posto nel santo sepolcro

Realizzate da Giuseppe Camponeschi tenendo presenti modelli essenzialmente del XVI e XVII secolo, le quattordici tele della Via Crucis vennero terminate nel 1764.

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AFFRESCHI E DIPINTI MURALI

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LE TELE

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STATUE E OPERE MARMOREE

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OPERE ESTERNE

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Bibliografia

ANGELINI E., Studi Privernati, Priverno 1973


ANGELINI E., Priverno: Patrimonio artistico XII-XIX secolo, Priverno 1988.

ANGELINI E., Le Confraternite di Priverno. Storia, fede, società e arte, Latina 2007.

ANGELINI E., La Cattedrale di Priverno. Il monumento, Latina 2011.

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